
Sono tornata alle basi.
Tanti anni di fermo hanno reso le mie mani più impacciate e deboli. Sento di dover ripartire dalle cose semplici, passo passo, per riprendere in mano quest’arte dimenticata e bellissima.
E cosa c’è di più semplice da intrecciare di un gavagno? Ho pensato.
Uh, che ingenuità!
La cesteria su archi, tecnica di base del gavagno, è adatta anche ai principianti perché è un tipo di intreccio che non richiede abilità avanzate, e si può realizzare con tessitore alla volta,. Quindi, sul piano teorico, è effettivamente semplice. La pratica, tutt’altro.
Una delle prime difficoltà è la partenza. Insomma, per lo meno non è di quei lavori che puoi rovinare all’ultimo minuto. La bontà del risultato si intuisce dai primissimi passi.

Si parte infatti costruendo gli archi sui quali si andrà a tessere l’intreccio. Bisogna quindi:
– curvare correttamente i rami (di nocciolo), con pazienza, in modo che non si rompano, che non prendano pieghe brutte, e che siano armonici, geometricamente perfetti.
– bloccare in modo efficace ciascun arco in modo da mantenere saldo il cerchio
– calcolare le misure in modo che i due cerchi si incastrino perfettamente tra loro.
Non facile, eppure siamo ancora solo all’inizio.
Un trucco che ho imparato con la pratica è realizzare un occhio abbastanza grande. L’occhio è quell’intreccio dalla forma particolare che ha il compito di tenere insieme i due archi principali, e allo stesso tempo un importante ruolo decorativo. Si può realizzare in molti modi, io amo il quadrato.
Realizzarlo sufficientemente grande agevola l’inserimento degli archi laterali nelle fasi successive.
La seconda grande sfida è la forma.
A differenza della cesteria piana, quella su archi è davvero infida! Man mano che si procede con l’intreccio vengono inseriti anche gli archi secondari, che devono avere la giusta lunghezza e la giusta curvatura per mantenere la forma armoniosa. Una volta inseriti non si possono più modificare. Questa tecnica non ammette errori. Infatti il mio gavagno è uscito storto.
Però in fondo non mi importa. Non intrecciavo da così tanto tempo che pensavo avrei ottenuto risultati molto peggiori, invece ho capito ogni singolo errore fatto, e ho guadagnato punti esperienza. Il prossimo verrà meglio.
Gavagno in sanguinello

Per realizzare questo cesto la scelta del materiale è stata obbligata: non avevo nulla di pronto all’uso, quindi sono dovuta andare “abbosco”.
Da quando abito qui non ho avuto molte occasioni di esplorare i dintorni in cerca di materiale da intreccio, e non ero certa di cosa avrei trovato. Sono rimasta stupita dalla grande quantità di sanguinello che cresce in questa zona, praticamente in ogni angolo.
Ho scoperto posti diversi dove raccogliere questa incredibile pianta nelle sue due colorazioni: verde quando cresce nell’ombra del bosco, rosso o viola sui dirupi assolati.

Il colore è vibrante! Sono tonalità accese a cui non sono abituata, sicuramente di effetto.
Anche l’occhio è realizzato in sanguinello, spaccato in due.
Trovo che sia un cesto insolito, rispetto al mio standard, per colore e per forma.
Allegro e vivace, adatto a raccogliere le bietole nell’orto in una giornata di sole 🙂

Che articolo bellissimo!!! Hai fatto venire voglia a me che sono sprovvista di pazienza di farmi subito un cesto!!!! E tante riflessioni molto belle…grazie
Grazie Daniela!
E anche tanti complimenti per il cesto…bellissimo!!!!!!