Rifiuti: il nostro modo di affrontare il problema

Viviamo in un mondo dominato dai rifiuti, molti dei quali difficilmente smaltibili.
Non ci pensiamo di solito, durante la giornata, sommersi dalle mille attività. Apriamo il nostro bidone e buttiamo quello che non ci serve. Poi, una volta pieni, portiamo fuori i nostri sacchetti e li conferiamo nei cassonetti e non ci pensiamo più. Più tardi qualcuno porterà via i nostri rifiuti.
Ma quanta spazzatura produciamo davvero?

Qualche sera fa Enrico e io abbiamo guardato “Trashed – Verso Rifiuti Zero”, un documentario prodotto e interpretato dall’attore Premio Oscar Jeremy Irons.

Per quanto perfettamente consci della gravità della situazione, devo ammettere che il film mi ha scioccata. Consiglio vivamente a tutti di vederlo (attenzione però, può turbare le persone sensibili), perchè solo guardando certe immagini ci si rende davvero conto di cosa sta succedendo intorno a noi. E forse può farci capire che cambiare direzione è sempre più urgente.

Quindi eccomi qui a dichiarare pubblicamente il mio impegno quotidiano verso l’obiettivo “rifiuti zero”, ed ecco come Enrico e io stiamo affrontando la questione ormai da anni:

Fase1: Ridurre i rifiuti a monte

Quante cose compriamo al supermercato belle incelofanate per scartarle appena le tiriamo fuori dalla busta e buttare immediatamente via l’incarto? Dal mio punto di vista un involucro che prima di essere buttato dura solo il tragitto dal supermercato a casa è un involucro inutile.
Non è sempre possibile evitarlo, ma per molti prodotti ci sono soluzioni alla portata di tutti.
La migliore è, quando possibile, evitare il supermercato. Le alternative interessanti sono tante: mercati locali (e magari bio) dove i produttori sono felici di riprendere indietro i contenitori vuoti (dalle uova allo yogurt); gruppi di acquisto solidali utili non solo per risparmiare, per comprare bio e per avere un contatto con i produttori locali, ma anche per acquistare prodotti in grandi confezioni (es. sacchi di pasta da 5 kg) e quindi risparmiare imballi; negozi che vendono prodotti sfusi.
Per le verdure al supermercato ci si può ingegnare riutilizzando i sacchetti di plastica incollando l’etichetta nuova su quella vecchia. Richiede un po’ di organizzazione, ma è solo questione di abitudine.
Superfluo dire che le buste per la spesa si possono portare da casa. Sono comode e resistenti, molto meglio di quei terribili sacchettini che fornisce il super, che vantano di essere biodegradabili ma che di ecologico in verità non hanno niente (di questo magari parlerò più avanti).
Per tutti gli altri negozi, librerie o farmacie comprese, alla cassa si può chiedere di non darci il solito sacchetto a meno che non sia proprio necessario. In fondo noi donne abbiamo sempre borse gigantesche con noi, che possono ospitare più acquisti di quanto non ci immaginiamo.
Anche scegliere il prodotto è importante: alcuni produttori incartano il cibo in confezioni stile matriosca o impacchettano oggetti piccolissimi in scatole di plastica enormi. Le edicole vendono alcuni libri “nudi” e altri incartati. Si tratta di osservare le cose da un nuovo punto di vista.
Molti negozi permettono di acquistare i detersivi alla spina, ma in verità molti prodotti per la pulizia della casa sono letteralmente inutili, considerando che quasi ogni superficie può essere pulita con semplici preparazioni casalinghe a base di detersivo per piatti o di altri ingredienti ecologici ed economici di facile reperibilità.
Autoprodurre i propri beni (detersivi, ma anche pane e biscotti o verdure se si possiede un giardino o un balcone) è il modo migliore in assoluto per evitare di accumulare rifiuti, e al tempo stesso è divertente e creativo.

In definitiva il concetto è semplice: è meglio prevenire che curare.

Fase2: Riutilizzare
Una volta acquistato un sacchetto o una busta al supermercato anziché buttarla si può riutilizzare per fare la spesa ancora molte volte o, se è rovinata, usarla al posto dei sacchi per la spazzatura.
Una bottiglia vuota si può di nuovo riempire, un vasetto può essere usato per conservare cibo avanzato, i contenitori in plastica con il coperchio possono contenere ancora molte cose.
Non serve una grande fantasia, impegniamoci perché niente venga buttato senza aver compiuto il suo lavoro tutte le volte possibili. Ogni volta che stiamo per aprire il bidone chiediamoci se quello che stiamo per buttare ha davvero finito di esserci utile.

Fase3: Riciclare creativamente
Spazio alla fantasia! Molti rifiuti possono diventare materia prima per la realizzazione di nuovi oggetti utili.
Aprirò una sezione appositamente dedicata sul blog, nella quale raccoglierò idee e ispirazioni a questo proposito, per dimostrare che è più semplice di quanto non si creda.

Fase4: Differenziare
Quando proprio non possiamo più fare altrimenti, almeno differenziamo.

3 Risposte a “Rifiuti: il nostro modo di affrontare il problema”

  1. Ti appoggio su tutta la linea, anche a me fa una grande rabbia comprare imballi completamente inutili: ormai da anni mi porto da casa i sacchetti per la spesa e uso quelli della verdura per raccogliere l'umido. Anche al super si possono evitare tanti imballi, basta saper scegliere. Alcune marche vendono tubetti di cream o dentifricio senza la scatola di cartone aggiuntiva, alcuni yogurt non hanno il cartone intorno ma sono incollati a coppie, etc.Per il riciclo creativo cerco di organizzarmi, ma non sempre mi vengono idee. Per esempio conservo un sacco di vaschette di polistirolo, ma non so mai che farmene.Purtroppo questo tipo di mentalità è ancora poco diffuso (e per niente sponsorizzato), quando nei negozi dico che non voglio la busta mi guardano sempre male…

  2. Grande!Io ho una tonnellata di vaschette di polistirolo (quelle del gelato sfuso, per intenderci). Quando ti viene in mente una buona idea fammela sapere! Dobbiamo unire le forze! 😉

  3. Brava, ottimo post!Hai ragione, abbiamo moltissimo in comune (i rifiuti poi sono il mio chiodo fisso). Sarà bello seguirti.A presto

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