Ecco un cesto che mi ha davvero reso la vita difficile!
Per realizzarlo ho impiegato un sacco di tempo, principalmente a causa del materiale, che purtroppo non era in buono stato di conservazione e si rompeva con facilità, e anche perchè la tecnica mi era quasi totalmente nuova.
E’ una variazione sul tema di un tipo di intreccio tipico della nostra tradizione, ma che non ho mai avuto l’occasione di imparare da una persona esperta.
Come al solito invece, armata di buona volontà, ho fatto l’autodidatta, e alla fine, sudando un po’, ci sono riuscita.
Non so come si chiami questa tecnica. Conto sempre sul suggerimento di qualche lettore di passaggio in possesso di più conoscenze di me o di un parente in grado di svelare il mistero.
Io l’ho battezzato cesto reciproco perché la sua costruzione mi ricorda le strutture reciproche in architettura, in cui più elementi collaborano fra loro per sorreggere, ad esempio, un tetto appoggiandosi l’uno all’altro (sono strutture affascinanti che purtroppo si conoscono poco):

Infatti anche in questo caso le “fasce” di rami che compongono la parete del cesto si appoggiano ciascuna alla successiva, creando un particolare effetto per cui non si trova un inizio nè una fine del lavoro.
Devo dire che è un tipo di intreccio che mi piace molto. Avevo già realizzato qualcosa di simile in passato, ma decisamente più semplice, e con una diversa scansione dei “salti”. In questo caso lo schema è 2-2-1-1 (due dentro, due fuori, uno dentro, uno fuori).
Qualche dettaglio in più: questo cesto è realizzato completamente in salice pelato.
Il bianco è molto elegante e, per quanto io non lo usi spesso, rende i lavori più “lisci” e rifiniti.
Se pelato quando il ramo è fresco rimane molto chiaro e brillante (come in questo caso, o nel cesto celtico)
Se invece è stato pelato tramite bollitura del ramo con la buccia, allora prende un colore più ambrato (come ad esempio nella mia borsa in vimini oppure nel cesto-vaso)
Con gli avanzi di questo lavoro sono anche riuscita a tirare fuori un cestino più piccolo (non si butta mai via niente!) che vi mostrerò a breve.
E' bellissimo, mi ricorda un po' un cesto che aveva la mia mamma quando ero piccola! Il mio babbo sapeva intrecciare i gerli ma non credo che quello l'avesse fatto lui…un tempo c'erano diversi ambulanti li che vendevano nei mercati..Purtroppo non conosco nessuno che sappia intrecciare e anch'io per i miei lavori in carta un po' cerco tutorial in rete e un po' invento, provando e riprovando…buona giornata!!Carmen
Bellissimo! E' perfetto! Bravissima!!!MI hai incuriosito con le strutture reciproche in architettura, che non conosco……vado a cercare in rete….La foto è bellissima…Ciao, buona domenicaSerena
Bellissimo,complimenti! Che lavoro dev'essere stato… Interessanti, le strutture reciproche…andró anch'io a cercare informazioni per saperne di piú. Buona serata, Sara.
Eh, anche io purtroppo sono molto autodidatta. Diciamo che copio ciò che vedo in giro. E le rare volte che riesco a incontrare qualche cestaio cerco di assorbire il massimo!Dai, che siamo sulla buona strada! 😉
Sono strutture molto belle, ma usate solo in contesti non tradizionali. Purtroppo, anche quando ero un po' più dentro a quel genere di cose, non mi è mai capitata l'opportunità di vederne uno dal vivo o di partecipare alla costruzione… ma nella vita non si sa mai! 🙂
Si, è stato un gran lavoro! Ho veramente sudato… ma le cose difficili sono sfide più divertenti! Beh, sono contenta di aver fatto un po' di pubblicità anche ai tetti reciproci e di aver suscitato dell'interesse!
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